Rapporto Questionari Albano Laziale 2016/2017

etto  Legalità e Cittadinanza attiva  Scuole Medie Albano – Classi Terze-  Anno scolastico 2016/17

RAPPORTO QUESTIONARIO PERCEZIONE LEGALITA

a cura di Ferdinando Chiaromonte

L’ultima giornata del seminario è stata dedicata alla valutazione dell’iniziativa da parte degli studenti attraverso due questionari. Il primo di  13 domande mirato alla esplicitazione della “percezione della legalità”, dopo la partecipazione al seminario. Il secondo di 5 domande mirante ad una esplicitazione del gradimento della iniziativa e dei singoli contenuti di merito della stessa.

Sono stati raccolti ed elaborati 401 questionari sulla percezione (  51% Maschi e 49% Femmine) e 380 questionari di valutazione.

Il presente Rapporto  illustra i risultati del questionario sulla percezione della legalità  limitandosi  a focalizzare l’attenzione, e stimolare conseguenti  riflessioni, sulle tendenze qualitative che emergono da una lettura di quei risultati ( esposti in dettaglio nell’All.to A).

Il questionario era articolato su cinque  aree di domande:

  1. Significato e funzione della legalità ( domande 1,2,7,8, 9)
  2. Rispetto della legge e percezione della legalità/illegalità ( domande 3,4,5,6)
  3. Le ragioni del comportamento illegale (domanda 10)
  4. Valutazione della gravità delle violazioni ( domande 11,13)
  5. Presenza e rilevanza comportamenti illegali all’interno del proprio Istituto (12)

 

  1. Significato e funzione della legalità

La stragrande maggioranza dei rispondenti (88%) individua nel “rispetto della legge” il significato della parola legalità. Una percentuale significativa  tuttavia (12%) propende per una accezione più ampia del termine legalità identificata sostanzialmente nel “rispetto degli altri”. La rilevanza di questa più ampia accezione emerge dalle risposte alla domanda su  “importanza del rispetto della legalità”. Al riguardo infatti la quasi totalità (95%) sottolinea motivazioni connesse alla  bontà/correttezza delle relazioni sociali, mentre soltanto il 5% indica la applicazione di sanzioni in caso di violazioni.

Coerenti con quanto sopra risultano le risposte alle domande sulla funzione delle regole in generale . Ca l’89% dei rispondenti  la individua nel “favorire la convivenza civile”,  in particolare all’interno della scuola dove  il 92% indica “il rispetto reciproco dei diritti”.

 

Sulla stessa linea , nel rispondere alla domanda su come vadano considerati i comportamenti illegali,  il 70% li considera contrari alla convivenza civile , l’11% un limite alla libertà degli (altri ) cittadini ed il restante 19% contrari alle Autorità.

La comprensione /acquisizione del concetto di legalità  erano state indicate  come uno degli obiettivi principali del seminario.   Questo concetto però,  nel corso dello  stesso,  era stato  declinato non solo come il ( necessario)” rispetto delle leggi” ma anche  come “strumento per una buona convivenza”. Dalle risposte fornite appare che questa più larga accezione trovi un larghissimo consenso tra gli studenti, sia pure con qualche articolazione nelle risposte alle diverse domande sul punto.

 

  1. Il rispetto delle leggi e la percezione dell’illegalità

Il  fatto che una legge sia considerata  inutile o non condivisibile  , non costituisce un giusto motivo per non rispettarla per una consistente maggioranza di partecipanti ( 73%).

Tuttavia oltre un quarto degli studenti non è di questa opinione. In particolare il 14% ritiene che  il rispetto o meno di una legge “ inutile o non condivisa” dipenda dalle specifiche situazioni concrete e il 13% si spinge più in là affermando che “sì è giusto non rispettare”  ( una legge inutile o non condivisa) perché le leggi servono per essere utili alle persone.

Approfondendo la questione , ad una domanda non più di opinione generale, ma  più specificamente focalizzata sul comportamento del rispondente, l’81% risponde che comunque rispetterebbe, adeguandosi sia pure a malincuore,  una norma che considera inutile o che non condivide, mentre   il 19% dei rispondenti ritiene di non doverla rispettare. In particolare il 13% pensa comunque sia opportuno esplicitare le ragioni del proprio comportamento contra legem, mentre il 6%  “cerca di non farlo sapere”.

Un quinto dei rispondenti rivendica quindi una discrezionalità nella valutazione della utilità sociale delle norme esistenti e , implicitamente , della sua legittimità,  facendo derivare da un giudizio negativo su questo aspetto la correttezza di un comportamento soggettivo di violazione della norma ( non più percepito come illegalità).

Una ulteriore domanda sulla percezione della legalità/illegalità chiedeva  di valutare come “ammissibile” o “non ammissibile “ una serie di comportamenti elencati :

  • Percentuali intorno o > al 25% valutano come ammissibili “ “scrivere sui muri con lo spray” (  30%), “fare a botte per far valere le proprie ragioni” ( 27%), “ in autobus senza biglietto”( ca 25%), dare una bustarella in cambio di un favore” (ca 25%)
  • Percentuali dal 15%  al 20% valutano come ammissibili:  “ “sottrarre un libro alla biblioteca” ( 19%), “fumare occasionalmente marijuana o hascisc”(20%) , “in motorino senza casco” (18%), far finta di niente se vedi un compagno in difficoltà , prendere in giro un compagno per il suo aspetto fisico”,
  • Una percentuale di ca il  10% valuta come ammissibile : “pagare le tasse meno del dovuto” e “ graffiare una macchina con un chiodo”

 

  1. Le ragioni del comportamento illegale

Un approfondimento dei motivi più importanti che spingono un ragazzo a trasgredire le regole della società, fornisce risultati articolati.

Premesso che a questa domanda era possibile scegliere  2 tra le alternative previste  e che quindi  l’insieme delle risposte fornite sfiora il 200%, si evidenziano i seguenti risultati:

  • il 40%  delle risposte fornisce motivazioni che possiamo definire “infantili” ( “per gioco”,” per provare almeno una volta”,” gli piace”)
  • ben il 98 % fornisce motivazioni che denotano una condizione di disagio familiare o relazionale ( “ perche è solo” il 32%, “non ha nulla in cui credere “ il 24%, “non va d’accordo con i genitori” il 31%, “non ha altre possibilità” l’11 % )
  • un modesto 4% sembra identificare la trasgressione con una dimostrazione di coraggio. Va tuttavia sottolineato che leggendo i suggerimenti, che era consentito dare nel rispondere a questa domanda, ca il 5% delle risposte motiva la trasgressione con indicazioni analoghe a quella del coraggio ( “perché è figo, è simpatico, per sentirsi grande , importante)
  • un 35% delle risposte infine indica come motivazione “perché lo fa con gli amici”.

Al riguardo sembra opportuno sottolineare che:

  • il 50% delle risposte complessivamente fornite motiva ( giustifica?) i comportamenti illegali prevalentemente con carenze valoriali e affettivo/relazionali.

Si tratti di una proiezione di un proprio status o di una interpretazione del contesto nel quale si vive , questo giudizio richiede una specifica attenzione da parte della Scuola e delle famiglie . Entrambe istituzioni deputate ad una “cura “ di questi aspetti, certamente di grande rilievo nella fase preadolescenziale dello sviluppo in cui si trovano gli studenti della 3 media

  • oltre un rispondente su tre motiva ( giustifica?) i comportamenti illegali con la risposta “ lo fa con gli amici”.   Motivazione quest’ultima che ci fa pensare ad una sorta di affievolimento (o occultamento) della propria responsabilità personale e che ci  consente di collegarci alla questione della valutazione della gravità della trasgressione

 

  1. Valutazione della gravità delle violazioni

Alla domanda se un’azione illegale sia da considerarsi meno grave se commessa in gruppo una larga maggioranza ( 68%) risponde “no mai”.

Tuttavia quasi un terzo degli studenti ( 32%) fornisce risposte diverse: il 16% non prende posizione “non so”,  l’11% risponde “ si, a volte” ed il 5% si dice convinto che il gruppo sia una esimente ( si, sempre).

Colpisce la quasi totale sovrapponibilità di questa percentuale(32%) a quella ( 35%) che motiva il comportamento illegale con la risposta “ lo fa con gli amici”. E’ palese la convinzione di una deresponsabilizzazione soggettiva quando è il gruppo e non il singolo ad entrare in azione ( la logica del branco).

E’ forse chiedere troppo a ragazzi di 13/14 anni, ma appare singolare la mancanza di consapevolezza del fatto  che in casi di comportamenti illegali frequenti in ambiente scolastico ( si pensi ad es. a episodi di bullismo) la azione del gruppo comporta  conseguenze negative più pesanti  per la/e vittime dell’illegalità e riveste quindi “oggettivamente” carattere di maggiore gravità.

Approfondendo la riflessione, è stato chiesto di stilare una classifica sulla gravità di comportamenti “ illegali”sostanzialmente riconducibili a relazioni interpersonali interne alla scuola . La figura che segue illustra  le risposte  fornite

Tra le molte considerazioni che possono derivare dalla osservazione della tabella , sembra rilevante sottolineare come percentuali intorno o superiori al 10% considerino “poco gravi” azioni quali aggressioni fisiche, estorsioni di denaro , furti importanti, percentuali che arrivano a quasi un quarto dei rispondenti (23%) per i “piccoli furti”.

 

  1. Comportamenti illegali all’interno del proprio Istituto

Con riferimento alle stesse variabili è stato poi chiesto di indicare la frequenza di questi comportamenti all’interno del proprio Istituto. La figura che segue illustra le risposte degli studenti

Prendendo in considerazione gli stessi comportamenti focalizzati nelle risposte alla domanda precedente, si può rilevare che il 15% indica i piccoli furti come comportamento frequente , mentre  furti importanti ed estorsioni di denaro ( ca 20% ) e aggressioni fisiche (38%)  sono indicati come presenti ( ma raramente) da percentuali significative di studenti.

  1. Conclusioni

Conclusioni contraddittorie emergono dall’esame dei risultati del questionario somministrato agli studenti.

Nel rispondere alle domande relative al significato ed alla funzione della legalità , in termini di concetti generali e/o di dichiarazioni di principio,gli studenti dimostrano di aver ben chiaro il concetto di legalità, non soltanto come esigenza di rispetto delle regole e della legge, ma anche come strumento di  convivenza e  di rispetto dei diritti altrui. Ritenendo di conseguenza importante il rispetto della legalità non tanto per evitare la eventuale applicazione di sanzioni, ma per  corrette e buone relazioni sociali.

Come abbiamo detto insomma, gli obiettivi di conoscenza-acquisizione di una ampia accezione del termine legalità possono dirsi raggiunti.

Con le risposte alle domande successive però, viene  confermato un fenomeno largamente comune, e cioè  una significativa  divaricazione tra la affermazione ( di principio ed astratta ) della esigenza di legalità , e la  valutazione  di propri concreti comportamenti lungo il discrimine legalità/illegalità.

E’ così che percentuali rilevanti di rispondenti (intorno ed oltre il 25%):

  • non “ percepiscono” la illegalità della violazione di una legge che essi stessi  non condividono o ritengono inutile
  • ritengono ammissibili comportamenti chiaramente illegali ( a solo titolo di esempio: dare una bustarella in cambio di un favore  o sottrarre un libro alla biblioteca)
  • manifestano un senso  di deresponsabilizzazione individuale quando  agiscono all’interno di un gruppo

Appare  inoltre figlia della stessa contraddizione:

  • la sottovalutazione, da parte di percentuali  rilevanti di studenti, di importanti comportamenti illegali riferiti questa volta a fenomeni interni all’Istituto Scolastico e quindi a relazioni interpersonali tra appartenenti alla stessa comunità ( furti piccoli e importanti, estorsioni , aggressioni)

Da ultimo si ritiene importante  sottolineare quella che si può interpretare         come una richiesta di aiuto e di considerazione da parte di quei molti studenti che considerano i comportamenti illegali  conseguenza di un disagio sociale e/o familiare.

Sulla scorta delle osservazioni sin qui formulate, ci sembra di poter concludere che una opera di educazione alla legalità , comunque meritoria, non possa considerarsi pienamente efficace se non accompagna allo insegnamento dei precetti giuridici e civili  la riscoperta delle motivazioni economiche, sociali ed etiche della legalità .

Le uniche ci sembra che possano tradurre l’acquisizione di principi generali in comportamenti concreti di cittadinanza attiva per il cambiamento della società.